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Scultura

Un messaggio di pace in un’opera monumentale: la Statua dell’amore

Tamara Kvesitadze - "Ali & Nino" - 2010
Tamara Kvesitadze - "Ali & Nino" - 2010
By Published Settembre 11, 2018
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In Georgia arte e letteratura s’incontrano in un’opera monumentale di arte cinetica che diventa simbolo  dell’amore, tenero, malinconico, eterno. Un amore che ogni giorno, alla stessa ora, si rinnova in un incontro, un abbraccio, un bacio, una fusione. E’ l’immagine romantica –così ci piace definirla – dell’opera dell’artista georgiana Tamara Kvesitadze, che nel 2007 ha progettato e nel 2010 installato sul lungomare di Batumi. La scultura dal titolo “Man and Woman”, poi ribattezzata “Ali and Nino”, ma ancor più conosciuta come la “Statua dell’Amore” si è ispirata al soggetto di un romanzo del 1937 divenuto un classico della letteratura moderna.

Scritto da Kurban Said, pseudonimo dello scrittore azero Lev Nussimbaum, “Ali e Nino. Una storia d’amore” è il romanzo di un amore contrastato che si muove sullo sfondo di un impero russo in decadenza ed il sogno d’indipendenza dell’Arzebaigian. Come moderni Romeo e Giulietta i due amanti combattono per il proprio amore contro la guerra, lo scontro di culture e di religioni. Ali infatti è un discendente di una nobile famiglia azera, Nino invece è una principessa georgiana; lui è musulmano, lei cristiano-ortodossa;  ad ostacolarli non sono le famiglie ma la tragedia della guerra e l’oppressione.

La storia divenuta anche un film di produzione inglese, nel 2016, con interpreti internazionali tra cui anche l’attore italiano Scamarcio, è stata reinterpretata da Kvesitadze come messaggio ai popoli di una pacifica convivenza  tra etnie, religioni e culture che ancora purtroppo non si completa. Tale messaggio è tutto racchiuso nel dinamismo simbolico di questa grande opera, formata da due blocchi d’acciaio segmentati, alti 7 metri e pesanti 7 tonnellate, che alle 19.00 si avvicinano l’uno verso l’altro, mossi da un congegno meccanico, toccandosi prima come nello schiudersi di un bacio, compenetrandosi poi ed infine allontanandosi di nuovo. Il tutto dura 10 minuti e ad accompagnare il movimento, vi è anche un’illuminazione sempre più degradante dai toni del blu a quelli che viola, che drammatizzano il momento.

L’opera è la copia in scala ingrandita dell’originale, esposto per un certo periodo a Londra.

 

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TAGGED:arte cineticaBatumisculturaTamara Kvesitadze
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